SX-70 Model 2 Sonar + PX-70 Color & Silver shade
Molto tempo fa avevo scritto un piccolo post sul mio imminente esperimento con una Polaroid, una Spirit 600 CL, e pellicole dell’Impossible Project. Chi mi conosce sa che sono sempre piuttosto sfortunata e ahimè la macchina era k.o.
Ho cercato di capire (con le quasi nulle conoscenze che ho) cosa avesse di sbagliato ma poi sono stata presa dalla sconforto ed ho lasciato perdere. Ora giace nel mio garage in attesa di essere smontata, perché lo farò; guasta per guasta tanto vale giocare a fare l’aggiusta tutto.
Nonostante l’inghippo ed il morale ho deciso di ritentare con una macchina differente; su eBay ho trovato una SX-70 Model 2 Sonar per soli 50€, dalla Germania (Deutschland rules!), da un venditore professionale, testata e funzionante. L’ho vista e l’ho comprata, un affarone irripetibile!
Ovviamente nella fortuna di aver trovato la macchina che cercavo c’è stata la sfortuna delle Poste che me l’hanno trattenuta qualche giorno perché “il postino ha lasciato il pacco in magazzino”, dannato postino sappi che prima o poi squarcerò le gomme del tuo Piaggio!
Non so spiegare bene come mai sia passata da una Spirit 600, proprio una toycamera, ad una bellissima e sofisticata SX-70. Forse perché la mia filosofia è: “se una cosa ti interessa davvero, anche se sei all’inizio, ti conviene acquistare materiale buono fin da subito”, e quelli sono stati soldi spesi divinamente perché l’SX-70 è un sogno, una meraviglia tecnologica degli anni 70, l’elettronica, il sistema di autofocus tramite sonar… La uso poco solo perché le pellicole costano quanto un fegato.
Parliamo delle caratteristiche tecniche di questo miracolo ingegneristico.
Allora, l’SX-70 è stata prodotta dal 1972 al 1981 in varie versioni; le prime due erano delle SLR (Single Lens Reflex) ovvero WYSIWYG (termine fuori contesto ma secondo me ci sta), what you see is what you get: quello che vedi nel mirino è quello che verrà impresso sulla pellicola perché dotata di uno specchio posto a 45° dall’obiettivo e al pentaprisma che ne raddrizza l’immagine. Niente a che fare con quella plasticotta (comunque bella) della Spirit.
L’SX-70 è una folding camera, una macchina fotografica ehm.. pieghevole? Non so se si dice così in italiano, in ogni caso una volta chiusa si infila tranquillamente in un cappotto.
A proposito di cappotti, lo sapevate com’è stata presentata questa macchina? Edwin Land, il fondatore di Polaroid, nel 1972 al meeting annuale della compagnia, è salito sul palco e dalla sua giacca ha sfoderato questa meraviglia scattando ben 5 foto in 10 secondi, una cosa assolutamente impossibile con le vecchie Land camera (qui bisognerebbe aprire un ulteriore parentesi, che tanto ho già aperto, ma mi limito a linkarvi la pagina di Wikipedia sulle Land camera; anche se non siete esperti capirete perché era una cosa straordinaria).
Tutte le SX-70 avevano lo stesso design: plastica e pelle; su alcuni modelli la plastica è stata laccata per farla sembrare metallo. La Model 2 è l’unica con sistema autofocus e la Model 3 è l’unica SX-70 non reflex. Nessuno dei modelli della serie aveva il flash integrato ma venivano usate le famose flashbar della General Electric che usavano circuiti digitali per stabilire quali ehm.. lampadine (dannatissimo italiano)… diciamo bulb, erano già state utilizzate in modo da bloccare la macchina onde evitare di scattare senza flash per una disattenzione.
L’SX-70 aveva diversi accessori disponibili come il pulsante di scatto remoto (che io possa essere perdonata per questo abominio di traduzione), le lenti close-up, base per treppiede e una custodia che poteva essere appesa al collo.
Ecco qualche numero:
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Lenses: 116mm;
- Aperture: f/8 – f/22;
- Focus: manual/auto 26,4cm – ∞;
- Shutter speed: auto, 10 secs – 1/175 sec;
- Flash: auto;
- Film: integral film
Bè passiamo alla mia esperienza!
Ho ordinato due film pack dall’Impossible Project, uno per il bianco e nero e uno a colori. Inserisco la pellicola a colori, chiudo il vano pellicola e vrooom! I circuiti si attivano, qualcosa si muove, un rumore di flessibile ed ecco che la mia bella SX aveva sputato la cover in cartone del film pack. Emozione! Funziona! E menomale cavolo..
Le pellicole Impossible hanno un difetto: sono ipersensibili alla luce. Ok, uno pensa di scattare e riparare subito la foto mettendola in tasca o capovolgendola, no!! Non fatelo!! Qui trovate la procedura corretta per non rovinare la pellicola perché quando dicono che i primi secondi sono fondamentali intendono VERAMENTE fondamentali; se non lo fate buttate nel cesso fior di soldi, dunque o fate bene o fate i pirla come me e poi i risultati sono questi:

Era una rosa.. Era.. Perché nella foto sembra un pomodoro falciato da un tir.. Orribile.
E così ho buttato via 8 esposizioni non capendo quale fosse il mio problema.
Con la Silver Shade mi è andata meglio, avevo appurato di essere cretina e mi sono messa ad usare il cartoncino per riparare le foto dalla luce, ha funzionato! Peccato che anche questa volta io mi sia tirata la zappa sui piedi giocando con il Light Management e le foto sono venute scure:
La macchia bianca è dovuta al fatto che non avevo pulito bene i rulli dopo il cambio pellicola.. Almeno nella foto stavolta il soggetto è ben definito, non una cosa amorfa e spalmata!
Scoperto il magico segreto per non buttare pellicola ho deciso di fare un acquisto più consistente, e visto che era in corso un’offerta, ho comprato la Mint Flashbar, 3 PX-70 Color Shade ed il Remote Shutter Release.. Il risultato? Una meraviglia!
Se avete possibilità economiche più decenti delle mie potreste trovare in giro ancora delle pellicole Time Zero di Polaroid, che possono essere manipolate durante lo sviluppo (non essendo sensibili come le Impossible) e creare degli effetti fotografici molto particolari.
Buona luce!
