MegaD’s adventures: Eridania
Avevo già provato l’estate scorsa ad entrarci ma senza alcun successo. Probabilmente i troppi sedimenti vicino al cancello l’avevano bloccato e, nonostante mi ci fossi lanciata addosso con i miei 90kg, non si è mosso per più di 20cm, costringendomi a rinunciare…. momentaneamente. Ho avuto l’occasione di tornarci 2 settimane fa, tempo terribile e freddo ma un paio d’ore di tregua dalla pioggia sono bastate per riprovarci.
Fondata nel 1899 a Genova come “Società Anonima Eridania, fabbrica di zucchero”, Eridania apre il suo primo stabilimento produttivo a Codigoro, in provincia di Ferrara, dove coltivava anche le proprie barbabietole, occupando una superficie di 17 ettari. La società si espande molto rapidamente tant’è che, alle porte della prima guerra mondiale, aveva già 9 stabilimenti su tutto il territorio nazionale. La produzione rallentò notevolmente durante il conflitto ma negli anni ’20 iniziarono gli ammodernamenti alle strutture già esistenti. Negli anni del fascismo Eridania produceva oltre il 60% del fabbisogno nazionale di zucchero.
Nella foto qui sopra, sulla destra, si nota una struttura leggermente più bassa di quello che era il fabbricato originale. La fattura è molto recente, anni ’60/’70 dotato anche di ribalte per i camion, ed infatti sembrerebbe che dal 1971 sia stata anche un sughificio. La chiusura definitiva di questo stabilimento è avvenuta nel 1975, dopo 200 giorni di occupazione da parte dei dipendenti. Per un breve periodo, verso la fine degli anni ’80, si era anche parlato di riqualificare la zona, costruendo un parco divertimenti a tema, il Millenium, progetto di Carlo Rambaldi, sfumato a causa di Tangentopoli.
Oggi, inutile dirlo, non resta praticamente nulla di quello che fu l’Eridania se non la struttura principale, comunque molto bella, se piace l’architettura di questo tipo. Gli interni sono stati completamente smontati. Dico smontati perché, che i ladri fossero passati non serve che lo dica, ma sembra che dopo la chiusura abbiano comunque smantellato quello che si poteva. La struttura probabilmente aveva più piani; questo spiegherebbe alcune porte che si aprono nel vuoto, e molte delle travi in ferro sono state tagliate e rimosse. Purtroppo aggirarsi intorno alle varie strutture è diventato molto difficile; la vegetazione sta inghiottendo qualsiasi cosa molto rapidamente (ho visto foto del 2013 ed alcuni posti non sono stata in grado di raggiungerli) e non si parla di erba alta o piante ma di rovi spinosi alti oltre 3 metri.
Curiosa scoperta invece quella di un edificio più piccolo, sempre nella proprietà, e con i rovi che arrivavano quasi al primo piano. Sono entrata a dare un occhio e, nonostante i 40 anni di abbandono, sono rimasta colpita dalle rifiniture di alcune stanze, dai pavimenti e dagli infissi. Ho scartato l’idea potessero essere meri uffici e men che meno la casa di un potenziale custode; da alcune ricerche, questa avrebbe dovuto essere la casa della dirigenza.
Da questa casa, essendo un po’ più defilata, si riusciva a vedere l’impianto idrovoro lì vicino, che un tempo alimentava l’Eridania.
Concludo con un aneddoto divertente. Solitamente (per fortuna) durante queste esplorazioni non incontro mai nessuno ma quando succede hai qualche attimo di timore perché non sai se chi hai davanti sta solo curiosando come te oppure se è un pazzo che potrebbe tagliarti la gola per prenderti l’attrezzatura. Comunque, mentre cercavo di strisciare tra i rovi senza finire infilzata come un grosso marshmallow, noto una figura che si aggira nel piazzale, un ragazzino. MegaD era con me ma avendo lasciato il Manfrotto lontano ed incustodito ho pensato che fosse bene recuperarlo; sarà anche solo un ragazzino ma non si sa mai. Vestita come una pantegana ed aggraziata come un bidone lanciato da un dirupo, mi appropinquo al mio treppiede e mi accorgo che i ragazzini sono in due. Appena mi hanno vista sono saltati come due petardi, lanciandosi fuori dal cancello manco fossi la strega dell’Eridania. Divertita dal siparietto mi sono piazzata poco lontana dall’ingresso, immobile, e dopo un minuto vedo la testa di uno dei due che si affaccia per controllare la situazione. Appena mi ha vista si è rilanciato fuori, hanno preso di corsa la bici e sono corsi via. Adoro terrorizzare ragazzini col coraggio di una scatola da scarpe.
Ah giusto, l’album completo è come sempre su Flickr.




