Benvenuta Voigtländer Bessa-Rさん!
Sembrerebbe giunta al termine la mia oramai millenaria ricerca della 35mm perfetta da tenere sempre (beh, quasi) in borsa, dunque compatta e leggera ma niente cose strane che richiedono per forza l’uso di pile. All’inizio avevo pensato a qualche carro armato sovietico ed ho puntato su Fed 3 e Zorki 4 che ho preso per pochi spicci nei mesi scorsi e che poi non ho mai usato. Motivo? Mattoni. Probabilmente le testerò quest’estate ma di certo non si sono conquistate la mia borsa!
Comunque, mi ero fissata con una macchina a telemetro. Escludendo Leica (avrei potuto permettermi qualche modello ma non la sento elenosa, per ora), sono inciampata nella Bessa e dopo un paio di mesi di pensate varie decido di darle un’opportunità.
Storia
TL;DR: questa Bessa è giapponese.
Cronistoria in stile nonno Simpson:
- 1756: a Vienna viene creato il marchio Voigtländer che si occupa di produrre strumenti ottici ed altre apparecchiature scientifiche;
- 1849: la sede viene trasferita in Germania;
- 1925: inizia la produzione di macchine fotografiche per il grande pubblico. Voigtländer rimane uno dei marchi più rinomati del settore fino a dopo la seconda guerra mondiale;
- 1958 – 1972: viene acquistata dalla Carl Zeiss Foundation che nel ’72 la rinomina Zeiss Ikon Voigtländer;
- 1973 – 1982: il marchio diviene di proprietà della Rollei;
- 1980 – 1999: il marchio passa a Plus Foto che commercializza le Voigtländer prodotte da Chinon e Ricoh. Nel 1995 viene rivenduto a Ringfoto.
Ed è nel 1999 che arriva Hirofumi Kobayashi, presidente di Cosina, che acquisisce i diritti per l’utilizzo del marchio. Cosina era comunque già nota per la fabbricazione di SLR e lenti per altri produttori quali Canon, Yashica, Olympus, Nikon, Pentax e Leica.
In quegli anni tutti i produttori di fotocamere si stavano lanciando sul digitale ma Kobayashi, grande appassionato di fotocamere a telemetro, opta per quella che all’epoca sembrava una follia (probabilmente lo è anche ora): restare sull’analogico e fabbricare una nuova fotocamera, magari in grado di fare concorrenza a Leica. E per lanciare sul mercato questa macchina ha pensato bene di utilizzare un marchio noto al pubblico, che desse un’immagine di qualità e solidità: Voigtländer.

Caratteristiche
- Screw mount M39, il che vuol dire il riuscire ad utilizzare una serie di lenti anche notevoli, tra cui le “vecchie” Leica o le ruspanti Jupiter/Industar;
- Completamente meccanica (Deo gratias!); da 1s a 1/2000s, bulb e flash sync 1/125s;
- Esposimetro TTL con misurazione center-weighted average (credo si chiami ponderata centrale);
- Cornici per il 35/90mm, 50mm e 75mm selezionabili;
- Autoscatto meccanico;
- Mirino davvero luminoso (comparato con quello della Zorki 4, ad esempio);
- Leggera, pesa poco meno di 400 grammi (considerando che di solito mi muovo con non meno di 1.6kg quando sono con la F5…).
IRL
Ho avuto la fortuna di trovare la mia Bessa accoppiata ad un fantastico Color Skopar 35mm f/2.5: luminoso quanto basta e della mia lunghezza focale preferita in assoluto quando si parla di uscire e portarsi dietro la macchina senza precisi scopi.
La macchina è di una lega plastica ma non da assolutamente la sensazione di sbriciolarsi al tatto, anzi! La plastica orrenda però c’è e si trova sullo sportellino posteriore, la stessa plastica che veniva messa su gran parte delle macchinette dei primi anni 2000, una mezza gommina che poi tendeva a diventare appiccicosa e a segnarsi subito. Ecco, quella è fastidiosa.
Un altra cosa a cui sono abituata sulla FM2 ma che qui purtroppo manca è il blocco del pulsante di scatto e devo ricordarmi di non armare lo scatto se la voglio riporre. Il problema è che non so mai quando la voglio riporre dunque spero di non premere mai bottoni a caso.
Una cosa che mi ha lasciato piacevolmente sorpresa invece è stata la messa a fuoco. La Bessa è la prima fotocamera a telemetro che utilizzo e, per quanto sia semplice, temevo di ritrovarmi con i 3/4 di foto sfocate, cosa che non è successa. In compenso ho scattato parte delle foto del rullino di prova tutte storte! Non ho capito come sia successo ma sì, visibilmente storte, e per giunta solo quelle in orizzontale.
Altra cosa che mi ha colpita, e che probabilmente suona stupida ai più esperti, sono le cornicette all’interno del mirino. Non coprono tutta l’area di ripresa, danno solo un’indicazione approssimativa, ma sono riuscita a non tagliare nulla e le inquadrature erano come mi aspettavo.
E poi è leggerissima e silenziosa! Abituata ad una FM2 col 35mm f/2 che è un po’ più pesante e *davvero* chiassosa (con tanto di rinculo post-scatto), questa non mi accorgo nemmeno di averla al collo e non sembra che stia caricando un fucile quando scatto.
Al momento, dopo un rullino di prova sviluppato (KONO! Rekorder) ed il secondo a metà (Rollei Retro 80S), mi sento di potermi sbilanciare e confermare Bessa-san come *LA* macchina da avere sempre con sé che cercavo da tempo immemore.

Stazione di Luino (VA)