Pellicole dimenticate: Ilford HP3 (exp. 1941)
Found film is a thing.
Sì sì, si chiama proprio così (o anche forgotten film) ed indica il trovare una pellicola, che sia cine o fotografica, esposta ma mai sviluppata.
Bene, dopo aver tirato fuori dalle ragnatele la Brownie Hawkeye qualche settimana fa, mi sono fatta un giretto su eBay ed ho trovato un paio di box camera degli anni ’40-’50 per una decina di euro, dal Regno Unito. Oltre al fatto che costassero niente praticamente, l’inserzione citava anche del fatto che ci fossero delle pellicole esposte all’interno. Cosa si può volere di più?
Una settimana dopo mi ritrovo con le scatolette e due pellicole esposte. In questa puntata nella rubrica appena inventata di Pellicole dimenticate parleremo di una Ilford HP3 ritrovata in una Kodak Brownie Reflex del 1941.

Ilford HP3
- Introdotta nel 1941, 125 ASA;
- Nel 1952 viene ri-emulsionata a 200 ASA;
- Nel 1960 viene venduta come 400 ASA (senza variazioni effettive nell’emulsione);
- Nel 1969 viene ritirata dal mercato, rimpiazzata dalla HP4.
Altra cosa che ho scoperto circa 5 minuti fa sulle nomenclature Ilford:
- HP: Hypersensitive Panchomatic
- FP: Fine Panchromatic
Finalmente riuscirò a ricordarmi le differenze senza cercare ogni volta…
Lo sviluppo
Il web non mi ha aiutata particolarmente questa volta. O meglio, non sono riuscita a trovare nemmeno una scansione di un datasheet/leaflet di quella pellicola, con dei riferimenti sicuri con i quali poi pianificarmi lo sviluppo. Molte persone hanno sviluppato vecchie HP3 ma le procedure erano così eterogenee che non ho saputo elaborare una strategia.
Soluzione? Contattare direttamente Ilford! In mezza giornata, un gentile umano di nome Neil mi ha risposto suggerendomi di sviluppare per 14 minuti a 20°C in D-76 stock.
Caricare sulla spirale una pellicola rimasta ferma 70 anni è stato estenuante. Tra io che non sono di certo una con molta esperienza, la pellicola e la carta arricciate più che mai, uno degli estremi era anche spiegazzato… ci ho messo 30 minuti ma alla fine:
- Sviluppo: 14 minuti in D-76 stock, 1 minuto di inversione continua e 10 secondi di inversione ogni minuto;
- Stop: 1 minuto in acqua corrente;
- Fix: 5 minuti, 1 agitazione ogni 30 secondi.
I risultati
Quando stavo per appendere la pellicola mi sono accorta di una strano strato granuloso presente sulla pellicola. Ci ho passato il guanto in cotone per capire… altro che strato granuloso! Era una poltiglia vera e proprio “spalmata” su tutta la base!

Pulita con i guanti e sciacquata di nuovo
Sporco totalmente inodore, non mi pareva potesse essere qualche chimico. Breve consulto con Mattia che ha suggerito potesse essere un residuo polvere/carta che si era incollata causa umidità. In effetti questo spiegherebbe la carta che ho poi notato essere un po’ macerata e la sensazione di ruvido mentre la caricavo.
Comunque, qualcosa è venuto ma, oltre allo sviluppo difficile, forse anche chi ha usato la macchina all’epoca non doveva aver ben presente i concetti base della fotografia, tipo il controluce, o che magari scattare in interni con una 125 ASA senza flash ed a mano libera, non è una grande idea. Just saying.
Non sono riuscita bene a farmi un’idea sull’epoca dello scatto purtroppo. Sulla prima foto, su una delle finestre si vede una scritta, ho provato a leggere il negativo con una lente x5 ma niente, mi pare di intravederci un “bought” ma servirebbe qualcosa che ingrandisca di più. Idem su tutti quei barattoli, dove però il negativo mi risulta molto più problematico, ad occhio.


Il rullino era da 8 esposizioni, meta non è stato esposto (l’ho volutamente avvolto io). Queste sono le uniche due foto vagamente guardabili mentre le altre due sono svariate sovraesposizioni accidentali di non si sa cosa. Diciamo che il fotografo non era uno sveglissimo, così, a naso.
Sono parzialmente soddisfatta, tutto sommato avrei potuto non ottenere nulla! Mi dispiace non essere stata in grado di fare un po’ di restauro per capire se veramente potevano essere foto scattate negli anni ’40 oppure no.
Alla prossima puntata!

