DD’s Adventures: ex Cercom
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in un articolo su estense.com, quotidiano della provincia di Ferrara, in cui citavano la ex Cercom, fabbrica di ceramiche a Porto Garibaldi in cui avevo fatto delle foto nel lontano 2015. Pensavo di aggiornarne il post con questa piccola notizia ma… mi sono accorta che non c’era nessun post!
Bene, ed eccomi qui 3 anni dopo a raccontare qualcosina su questo posto. E a mostrare delle foto che, personalmente, ritengo assolutamente oscene. Erano i primi tempi con l’urbex, con l’HDR, con un sacco di editing stupido ed inutile. Diciamo che il mio modo di far foto è cambiato parecchio, non so se in meglio o in peggio. Quello che so è che un posto me lo voglio ricordare com’era, non con cento filtri diversi davanti!
Ricordo abbastanza bene com’è stata qui la storia. Mentre cercavo posti da fotografare durante un breve soggiorno in zona, mi ero imbattuta nel blog di un altro ragazzo che faceva foto del genere e gli avevo chiesto info. Lui non era di quelle parti, semplicemente era di ritorno da un viaggio e si era fermato in diversi posti abbandonati tra cui questo. Non ha saputo dirmi il posto esatto tranne il fatto che fosse in zona Comacchio.
Un giorno, andando proprio a Comacchio in bicicletta da Porto Garibaldi ho visto questo mega complesso abbandonato, senza recinzione, con parte del muretto crollato, con la porta d’ingresso spalancata… mancava solo un’insegna luminosa con scritto “Welcome” ed eravamo a posto. Ho preso le mie quattro cose e sono andata a dare un occhio.
Storia
Sto cercando di reperire qualche informazione sul posto ma sto faticando molto a mettere insieme una storia ed un discorso che fili. Ci sono moltissime news frammentarie e quelle che avevo reperito all’epoca non sono più disponibili.
Allora, iniziamo col dire che questo stabilimento è abbandonato dai primi anni 2000 e si occupava della produzione di ceramica, nello specifico piastrelle. La Cercom, intesa come società, non ha mai cessato di esistere, ha semplicemente chiuso alcuni stabilimenti. Nel 2005 infatti viene acquisita dal gruppo Serenessima-Cir Industrie Ceramiche (che fa capo alla famiglia Romani). Facendo un rapido salto sul loro sito, show-room ed uffici generali sono attualmente a Casalgrande (RE).
A fine 2015 passa da Serenissima-Cir a SACMI (Società Anonima Cooperativa Meccanici Imola) che è intenzionata a procedere con una ristrutturazione dell’area utilizzando lo stabilimento come magazzino. Visto che passo in zona almeno un paio di volte l’anno, avevo notato che l’area era stata ripulita, rimesse le reti, chiuse porte e tapparelle, magazzini chiusi, insomma qualcosa si stava smuovendo e ben venga la riqualificazione.
Salto al 2018 quando arriva la multinazionale spagnola Torrecid che si propone di acquisire e riqualificare l’area una volta per tutte. L’idea proposta sarebbe quella di avviare un impianto di impasto per la produzione di ceramica con materie prime in arrivo direttamente dal porto di Ravenna.
E qui iniziano i problemi. L’attuale stabilimento abbandonato sorge proprio nel mezzo del Parco del Delta del Po. Meglio offrire 100 posti di lavoro in una zona con delle grossissime difficoltà o salvaguardare l’ecosistema del Parco? Sulla questione stanno dibattendo abbastanza animatamente il Comune di Comacchio, l’opposizione, Legambiente ed alcuni Eurodeputati che hanno deciso di sollecitare un riscontro da parte della Commissione Europea. Riporto parte di un’intervista all’Eurodeputato Marco Affronte, in prima linea per la salvaguardia del Parco:
All’interno del perimetro del Parco non si possano avviare nuove attività industriali, così si sfrutta il fatto che gli stabilimenti esistessero prima dell’istituzione del Parco per giustificarne la nuova operatività. Il progetto di Arcilla Blanca [affiliata del gruppo Torrecid, nda] mette seriamente a repentaglio l’equilibrio della zona, sia per l’impatto della struttura, che del traffico di camion, che per gli scarichi nelle acque. I tecnici regionali hanno già evidenziato tutte le negatività, e dato parere sfavorevole.
L’esplorazione
Nonostante la mia testimonianza giunga ormai con 3 anni di ritardo, quello che mi ha convinta a scrivere è stato proprio l’articolo letto qualche giorno fa che parlava della presenza ancora massiva di amianto che ricopre l’aerea. Molto probabilmente parte sarà anche stato bonificato negli anni, ma ho visto le foto recenti e… ehm… insomma… diciamo che dove l’ho trovato io l’hanno trovato anche questi che hanno fatto il reportage. Inoltre quando ci sono andata io, in una parte del capannone c’erano svariati carotaggi del terreno risalenti a maggio 2015 (io ho fatto visita ad agosto 2015) dunque effettivamente qualcosa si stava già facendo.
Come già detto, tutto era spalancato. Sono entrata dall’ingresso, dalla reception ed ad accogliermi ho trovato un bellissimo mosaico colorato che ritraeva il Ponte dei Trepponti di Comacchio. Non so perché la foto non sia su Flickr, proverò a cercarla su qualche disco ma purtroppo all’epoca non ero meticolosa come oggi (non tenevo nemmeno i RAW, ssshhh!).
Lo stabilimento è stato fortunatamente sgomberato. Non c’erano documentazioni o strumentazioni, solo mucchi di vecchi cataloghi, qualche telefono e stampante scassata smembrati in giro ma nulla più. Inutile dire che i ladri di rame hanno fatto una gran festa; oltre ai soliti cavi elettrici, hanno avuto la pazienza di smontare gli alimentatori di alcuni vecchi PC per togliere gli induttori… really?
Molte delle tubature (tipo grondaie) in plastica erano completamente marce e distrutte e, nonostante la struttura stia sicuramente in piedi benissimo, alcune aree erano cumuli di macerie.
La parte che mi ha interessata di più resta comunque il seminterrato dov’era presente un piccolo laboratorio chimico. L’armadio conteneva ancora tutti i flaconcini dei colori ed erano presenti moltissimi appunti sugli studi che venivano condotti. La cosa curiosa è che tutto in quel laboratorio si era fermato ai primi anni ’90…
Purtroppo le foto che feci all’epoca sono discutibili, o meglio, metto in discussione la mia stessa post- produzione; singolarmente le foto me le faccio anche passare eh, ma messe tutte insieme in un album stridono tantissimo e me ne dispiaccio un po’.
In ogni caso, su Flickr l’album completo di quanto elaborato all’epoca.

