Piemonte abbandonato: Leri Cavour
A pochi passi dal cimitero della Colombara e dal santuario di Madonna delle Vigne, sorge Leri Cavour, frazione del Comune di Trino (VC), un tempo proprietà della famiglia del conte Camillo Benso.
L’intera area è di circa 900 ettari e fu venduta nel 1807 da Napoleone Bonaparte al cognato, il principe Camillo Borghese; nel 1822 passò al marchese Michele Benso di Cavour che la cedette al figlio Camillo Benso nel 1835.
Leri Cavour è sempre stata una tenuta agricola in gestione a varie società formate dai Benso insieme ad altri soci. Qui il conte Camillo aveva la sua residenza ed i braccianti avevano abitazioni, chiesa ed una scuola, un vero e proprio borgo che copriva tutte le necessità degli abitanti.
Non è ben chiaro fino a quando Leri sia stata abitata. La traccia più recente è una targa posta sulla facciata della scuola a memoria del centenario dell’unità d’Italia, dunque il 1961.
Leri Cavour oggi
Il titolo Piemonte abbandonato pare piuttosto parlante in effetti.
Quando sono arrivata ho visto un aggregato di vecchi cascinali semi-distrutti, totalmente abbandonati a loro stessi, ed onestamente il primo impatto è stato “deludente”. Insomma, sembrava uno di quei posti in mezzo al nulla che vedi quando passi in autostrada.
La chiesa, a gennaio 2018, non era accessibile. Più volte è rimasta vittima dei vandali ed il Comune ha cercato di preservare murando ed allarmando la struttura. Non so se l’allarme fosse effettivamente funzionante ma sicuramente non era possibile entrarvi.
Il resto degli edifici è completamente accessibile, porte, finestre, tutto spalancato, tutto più o meno pericolante.
Da fuori, i cortili sono distese immense di rovi, erbacce e detriti di ogni tipo, tutto si sgretola al solo sguardo.
Poi sono entrata in una delle stalle a curiosare e sono rimasta a bocca aperta:
Colonne, capitelli, volte… e queste sarebbero le stalle? Allora non oso immaginare la dimora dove il Conte era solito recarsi per un po’ di riposo!
Ed infatti, gli edifici residenziali sono un qualcosa di assolutamente meraviglioso: in moltissime stanze si vedono ancora gli affreschi e, nonostante abbiano rubato ogni cosa possibile, in alcune stanze sono presenti le vecchie linee elettriche, con basi ed isolatori in ceramica (da amante della tecnologia vetusta non potevo non notare l’impianto!).
Sempre vicino alla tenuta Cavour, campeggia un cartellone enorme: nel 2011, per celebrare i 150 anni d’Italia, il Comune di Trino e la Regione Piemonte hanno avviato un cantiere per il recupero dell’edificio; ecco perché gli esterni sono chiaramente di nuova fattura. La cosa purtroppo parrebbe essersi fermata lì.
Ovviamente non è la prima volta che si cerca di recuperare in qualche modo l’area, visto l’elevatissima importanza storica locale e nazionale, ma ad oggi resta ancora una zona desolata e fangosa.
Vicende burocratiche
L’area era inizialmente di Enel che l’aveva acquistata negli anni ’80 per la costruzione di due centrali nucleari a Trino. Considerando però l’esito del referendum del 1987, i progetti non sono andati esattamente in porto e l’area è stata parzialmente utilizzata per la costruzione della centrale termoelettrica Galileo Ferraris, della quale si vedono in lontananza le due enormi torri di raffreddamento.
Il borgo è poi stato (furbescamente) ceduto dalla società al Comune di Trino per la cifra simbolica di 1000 euro, “nella speranza di un futuro recupero”.
Il terreno invece era stato venduto alla Società Agricola Trino per la produzione di riso di alta qualità. Progetto durato pochissimo visto che è stato quasi immediatamente venuto ad Agatos Energia (ora Enel Green Power) per la costruzione di un impianto fotovoltaico… progetto subito bloccato da un’interrogazione parlamentare:
Enel ha prima svenduto l’area alla società Agricola Trino, che aveva annunciato di voler produrre su quei terreni riso di qualità, salvo poi (come risulta da notizie di stampa mai smentite) indirettamente ricomprarla, attraverso una propria società partner – Agatos Energia – ad un prezzo ampiamente maggiorato. Insomma chi ci guadagna sono dei privati, ovvero i soci della società Agricola Trino i quali, senza nulla fare, vedono il valore del terreno acquistato due anni prima, quasi quintuplicato, da 1,475 a 6,5 milioni di euro.
Tutto molto poco sospetto, in effetti.
Notizia tra urbexer (ottobre 2018): la chiesa parrebbe di nuovo accessibile, entrando dal lato. Qualcuno ha utilizzato una vecchia grata per arrivare ad una finestra aperta (non alta) ed entrare a fare due foto.
L’album completo Piemonte Abbandonato qui.




