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1 October 2018

Rollei Infrared: cronaca di un disastro

Analogica Article

Negli scorsi mesi mi sono lanciata con la fotografia IR digitale con risultati (imho) discreti, dunque perché non tentare anche in analogico?

Ho acquistato un paio di rullini di Rollei Infrared, una pellicola pancromatica con una sensibilità estesa all’infrarosso fino ad 820nm, EI 400. Come pellicola IR viene prodotta anche la SFX 200 di Ilford con una sensibilità estesa fino a 740nm. Considerando che il mio filtro taglia fino a 720nm, ho preferito optare per la Rollei che ha uno spettro più ampio. Entrambe le pellicole, se usate senza un filtro, possono essere usate come normalissime pellicole bianco e nero.

Armata della mia solita F5 col 35mm e l’Hoya R72 mi dirigo in Svizzera dove progetto di scattare qualche foto in due parchi: il parco San Grato a Carona ed il parco Scherrer a Morcote.

Giornata meravigliosa, tempo mite, sole alto, cielo limpido, nessuno in giro, tutto perfetto. Monto la macchina sul treppiede, imposto il diaframma ad f/8 e vado serena impostando l’esposizione a 20 secondi, erano le impostazioni di default in digitale, no? Ho avuto belle immagini, no? Uguale in analogico, no? No, cazzo, NO.

Non so cosa cavolo mi abbia detto il cervello, non lo so, non me ne capacito ancora. Ho paragonato un sensore digitale (un pezzo di silicio per giunta con dei filtri vari) con un emulsione. No comment.

Ricapitolando: pellicola ISO 400 con un filtro R72 davanti che si mangia circa 5 stop diventa 25-12 ISO; ISO 25 in pieno sole ad f/8 per 20 secondi vuol dire che è già tanto che non mi sia uscito il fumo dal dorso della macchina, in senso figurato. Altro che sovraesposizione! Che errore grossolano! Che onta! E questo pasticcio si è protratto per 21 pose quando sono caduta e mi sono fratturata una caviglia.

Da infrarosso ad infrarotto. Merdaviglioso, davvero. Oltre il danno anche la beffa: frattura scomposta con prognosi di 2 mesi e rullino incompleto totalmente bruciato.

Ormai sono oltre 3 settimane che vivo sul letto con la gatta e con una fioriera in gesso attaccata alla gamba, noia, noia, noia. Che fare? Proviamo a sviluppare comunque questa maledetta Rollei Infrared; persa per persa, tanto vale provarci.

All’inizio ho pensato ad un pull. Per cercare un valore di riferimento di quello che avrebbe dovuto essere il tempo di posa corretto, ho fatto una misurazione con l’esposimetro in condizioni di luminosità simili a quelle di quel giorno:

  • luce riflessa
  • ISO 12
  • f/8

Risultato: circa 1/8s. Da 1/8s a 20s sono troppi stop per essere compensati con un pull. Inutile tirare in ballo anche il difetto di reciprocità, ho sforato tutte le scale possibili ed immaginabili.

Dopo un breve consulto con un altro fotografo analogico, un altro a cui piace sperimentare molto, abbiamo convenuto che uno stand development sarebbe stato il tentativo maximo per provare a salvare vagamente qualcosa:

  • Sviluppo: Rodinal 1+100 per 30 minuti (21°)
  • Stop: 1 minuto in acqua corrente
  • Fix: 4 minuti, 1 agitazione ogni 30 secondi

Su 21 pose sono riuscita a recuperare 4 foto semplicemente perché un pelo più in ombra. La parte del cielo è totalmente carbonizzata e cercare di compensare con lo scanner il pasticcio bilanciando l’esposizione in determinati punti del fotogramma non ha fatto altro che aumentare la grana che il Rodinal di suo tira fuori, oltre ad i vari artefatti generati dal sensore.

Senza titolo

Parco San Grato

Senza titolo

Parco Scherrer

Nonostante la resa sia infima, sono riuscita comunque a farmi un’idea di come risponde questa pellicola.

Mi spiace solo dover aspettare la prossima primavera/estate per riprovarci con le impostazioni giuste ma mi documenterò comunque su un eventuale utilizzo invernale dell’IR!

 

Tags: 35mm, analogica, bianco e nero, infrared, infrarosso, ir, r72

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