MegaD’s Adventures: ex Ospedale Neuropsichiatrico di Racconigi
Finalmente mi prendo un attimo di tempo per fare un post sulla visita che fatta lo scorso Maggio all’ex ospedale psichiatrico di Racconigi, in provincia di Cuneo. La visita è limitata al padiglione Chiarugi, l’unico che al momento risultava “accessibile”.
Purtroppo ci sono capitata in un giorno piovoso e l’idea di fare un salto a visitare anche la Reggia di Racconigi è sfumata miseramente… un’ottima scusa per tornarci direi.

Racconigi – Via Ormesano, prima metà del XX secolo
La storia
Tutto ha inizio nel ‘700 quando Vittorio Amedeo II di Savoia decide di affrontare il problema del ricovero dei mendicanti, per il loro recupero sociale, e l’allontanamento dalla società dei “mentecatti”, ritenuti pericolosi.
All’epoca solo la città di Torino, ormai capitale del Regno, disponeva di un ospedale adatto al ricovero di queste persone e ben presto si rivelò insufficiente per gestire tutte le persone inviate da tutto il Piemonte.
Nel 1789 iniziano i lavori per la costruzione dell’enorme complesso, terminati nel 1829. Nel frattempo però il progetto iniziale di utilizzare la struttura come Ospedale di carità e Opere pie fu abbandonato e, considerando che la struttura era in grado di accogliere fino a 1000 persone, fu convertito a Collegio Militare.
Nel 1866, dopo l’entrata in vigore della Legge provinciale e comunale del 20 marzo 1865 che prevedeva che fossero le Province ad occuparsi dei “maniaci poveri”, l’ormai ex Collegio Militare di Racconigi sembrava proprio soddisfare le esigenze senza costruire ulteriori strutture, considerando anche le ristrettezze economiche in cui versavano le istituzioni.
Nel 1870 fu approvato il progetto di ristrutturazione che assicurava un ricovero per 200 “mentecatti”, tutti quelli del cuneese finora sparsi sul territorio in ricoveri di fortuna. L’importo necessario per la messa in funzione dell’Ospedale fu di 168.305 lire ed il personale era composto da: un medico, un economo, un segretario, un direttore spirituale, un cuoco, un portinaio e 24 infermieri.
Al momento dell’inizio dei ricoveri, il 1 settembre 1871, l’Ospedale era composto da diversi padiglioni per un totale di 33.387 mq.:
- Chiarugi, diviso in due sezioni, una per gli uomini ed una per le donne;
- Marro, per “uomini tranquilli”;
- Tamburini, per “donne tranquille”;
- Morselli, per gli “acuti”, con celle di contenzione.
L’Ospedale era una “città nella città”, immerso in un parco, ed andava ad occupare una superficie totale di 162.890 mq che includeva anche:
- colonia agricola per ergoterapia (terapia occupazionale);
- laboratori per ricerche cliniche, anatomia patologica, radiologia ed elettroterapia;
- una sala operatoria per interventi al sistema nervoso;
- cucine, panetteria, casa delle suore, centrale di riscaldamento.
Negli anni l’Ospedale accolse un numero sempre crescente di pazienti (“colpa” anche delle leggi dei primi del ‘900 in fatto di malattie mentali e psicologia), fino ad arrivare ad un picco durante le due guerre mondiali dove il numero di ricoveri non scese mai sotto i 1000.
Durante il boom economico, l’Ospedale veniva chiamato “fabbrica delle idee” per sottolineare la differenza tra gli operai che producevano beni concreti ed i malati che producevano “idee” visionarie.
Nel 1978, con l’approvazione della Legge Basaglia, finì l’epoca dei manicomi che iniziarono ad essere smantellati. In quell’anno i pazienti di Racconigi erano 900.
L’Ospedale Neuropsichiatrico di Racconigi chiude definitivamente le porte nel dicembre 1999.
Oggi
La struttura è in costante manutenzione dagli anni ’70, ma tutti i tentativi di messa in sicurezza sono serviti a ben poco. Purtroppo il Chiarugi sorge su un terreno sabbioso inadatto a reggere una struttura simile ed il tutto sta lentamente sprofondando.
La situazione è particolarmente drammatica: le strade intorno alla struttura sono ormai chiuse da oltre tre anni quando, nel 2016, è crollata una parete del Chiarugi, quella nella parte interna, nel parco, “spezzando” di fatto Racconigi in due.
In seguito crollo l’ASL CN1, che ha in carico la struttura, ha provveduto a puntellare l’edificio. Nel frattempo, non potendo più sostenere i costi di manutenzione e messa in sicurezza, sono stati fatti dei tentativi di dismissione dell’immobile anche a titolo gratuito, andati a vuoto.
Giunti a questo punto, l’ASL ha fatto richiesta per l’abbattimento al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che tutela il Chiarugi in quanto edificio storico.
La visita
Dovrei virgolettare “visita” perché, ovviamente, non è assolutamente consentito entrarvi ed è realmente pericolante. Purtroppo (o per fortuna per me) durante i lavori di messa in sicurezza, operai distratti suppongo, non si sono preoccupati di rimettere le catene ed i lucchetti alle porte, consentendomi l’ingresso.
Dunque: giornata piovosa, strada sbarrata, porta aperta, tutti elementi per un’esplorazione di successo.
Questa è stata anche la mia prima uscita urbex in cui ho scattato sia in digitale che analogico, ed è stato non poco impegnativo.
Inutile dire che la struttura è completamente vuota, è la Mombello del Piemonte, molto meno vandalizzata ma ben svuotata. Resistono alcune attrezzature da ambulatorio, lampade e sedie e, incredibilmente, la radiologia (una delle mie preferite in ogni ospedale) è integra, camera oscura compresa!
Gli archivi dell’ONP sono stati portati in salvo e catalogati ma qualcosa in giro (probabilmente copie di copie di copie) si può ancora trovare:
Una delle cose che preferisco in assoluto quando visito questi posti è tornare poi a casa a fare tutte le ricerche del caso, DOPO aver visto.
Con mia estrema soddisfazione, sono riuscita a recuperare alcune foto degli anni ’20 ed un paio corrispondevano a quelle fatte da me:

Corridoio di reparto – anni ’20

Degenza – anni ’20
Per quanto ne sappia, al momento il Chiarugi è tornato ad essere ben sigillato (catene).
Tutte le foto in digitale della visita sono su Flickr.



