Analogica: Kodak Brownie Hawkeye No. 2
Da quanto ho iniziato a sviluppare per conto mio mi sono ripromessa di ri-testare tutte le macchine prese nel corso degli anni, specialmente quelle prese per pochissimi euro i primi tempi ed usate poi senza cognizione di causa con risultati piuttosto schifosi.
Sull’onda del grande (ed odioso) classico “eh ma con quella macchina le foto vengono bene per forza”, ho pensato bene di tirare fuori dall’armadio una box camera degli anni ’20 circa: una Kodak Brownie Hawkeye No. 2, caricandola con un rullino di Rollei RPX 400.

La pigrizia di non usare la shooting box per fare la foto illustrativa “fika”
Qualche info sulla Brownie
La Kodak Brownie è stata prodotta in decine e decine di versioni, dal 1900 fino agli anni ’60. Era la versione più economica in assoluto prodotta da Kodak ed era pensata per avvicinare il grande pubblico alla fotografia, all’epoca cosa particolarmente dispendiosa e poco diffusa tra le masse. La prima versione era venduta ad 1$ ed includeva anche lo sviluppo!
La mia è una Model B ed è una graziosissima scatoletta in cartone ricoperta di similpelle… e anche un pochino di tetano sull’otturatore. Usa un semplicissima lente menisco ed ha due finestrelle che fanno da mirino: una sulla parte superiore per foto in verticale ed una sul lato per le orizzontali.
Sulle specifiche ho delle perplessità: sul manuale figuriamoci se i signori Kodak si sono messi lì a parlare di apertura e velocità di scatto e sul web meglio non parlarne visto che ne hanno fatte talmente tante varianti (anche locali) che non se ne viene a capo. Usandola un po’ e facendo riferimento al manuale, mi permetto di dare alcuni numeri:
- lunghezza focale 100mm circa;
- f/11 unica apertura;
- 1/30 circa per l’otturatore;
- utilizza pellicole 120, 8 foto 6×9 (USA, UK: 2.5″ x 3.5″);
- due tipi di pose: I (instant, snapshot), T (timed, bulb);
- messa a fuoco da 2.5mt ad infinito.
Brownie all’opera
La Brownie è una piuma, sembra quasi di non averla… se non fosse per il fatto che, nonostante sia una piuma, è pur sempre una scatola, la cosa meno ergonomica del mondo. A parte la forma scatolosa, non si può commentare oltre l’esperienza di scatto: una leva, la muovi, la macchina fa **eeek** perché insomma, ha anche 100 anni e basta, foto fatta.
Uno dei mirini della mia Brownie non è in condizioni ottimali e l’inquadratura è un filo difficoltosa mentre per l’altro nessun problema; se in condizioni buone, sono veramente luminosi. Altra cosa da ricordare (che io spesso scordo, specialmente se uso solo reflex per un pochino) è che quello che si inquadra non è proprio quello che vede la macchina, bisogna aggiustare un attimo.
Detto ciò, avendo solo 8 foto a disposizione, ho pensato di non scervellarmi particolarmente per trovare una location affascinante, ma ho optato per portare con me la Brownie durante uno dei miei giretti smaltisci-grasso in giro per il paese, qualche scorcio che rende bene in bianco e nero si trova sempre!
Le foto sono state scattate una mattina di luglio verso le 8 in una giornata soleggiata. I 400 ISO della RPX erano un po’ troppi ma all’epoca, e specialmente con queste scatolette, molto del lavoro era lasciato al laboratorio che provvedeva a sistemare i “pasticci” con l’esposizione. E così ho fatto io per le scansioni, bilanciando l’esposizione sulle parti di fotogramma esposte correttamente.
Le foto sono state sviluppate come segue:
- Dev: HC-110 diluizione B – 5 min/20°C – 1 minuto inversione continua e poi 1 agitazione ogni 30 secondi;
- Stop: 1 minuto in acqua corrente a 20°C;
- Fix: 5 minuti, 1 agitazione ogni 30 secondi.


