Piemonte abbandonato: Madonna delle Vigne
In questi giorni sto facendo un po’ una lista di cose in arretrato di cui vorrei parlare qui e mi sono ritrovata con del materiale di gennaio 2018 in cui per qualche week end ho bazzicato nel vercellese a fare foto.
Inauguriamo il filone Piemonte abbandonato, con il santuario di Madonna delle Vigne sito nel comune di Trino, in provincia di Vercelli.
Durante la ricerca di informazioni su questo Santuario mi sono imbattuta in una serie di articoli e post decisamente non soddisfacenti: le uniche date indicate erano quella di costruzione 1696 e quella di abbandono, il 1784, anno di una terribile scomunica da parte del Papa in seguito ad alcuni orribili avvenimenti. Riscontro di ‘sta roba qui? Una fonte, un link a qualche pubblicazione o documento… zero.
Storia
Fortunatamente Google is my friend ed in giro si trovano molti riferimenti a fonti affidabili quali articoli d’epoca e pubblicazioni riguardanti la storia locale che parlano del Santuario.
I lavori per la costruzione furono iniziati nel 1696, su disegno di Antonio Bertola, commissionati dell’abate di Lucedio, Vincenzo Grimani; il 21 luglio 1713 la nuova chiesa veniva benedetta. Già l’anno successivo, nel 1714, vengono però messi in evidenza dei grossi problemi riguardanti i lavori appena terminati, nello specifico infiltrazioni d’acqua che stavano danneggiando la volta. Nel 1717 vengono approvati i lavori di ristrutturazione della copertura. Nel corso degli anni sono stati aggiunti il porticato e la seconda cupoletta in cima.
All’interno del Santuario, sopra l’ingresso, è presente l’affresco che ha reso famosissimo il posto, il cosiddetto “spartito del diavolo”. L’affresco parrebbe risalire al periodo sabaudo, come si può notare dallo stemma sotto all’organo. Non si hanno ulteriori riferimenti su quest’opera, nemmeno sul suo autore.

Il celebre affresco con lo spartito
Arriviamo dunque alla Bolla Papale del 29 gennaio 1784:
Bolla Pontificia di Pio VI con la quale erige a Commenda Magistrale dell’Ordine, l’Abbazia di Santa Maria di Lucedio, parte dell’antichissimo e glorioso Monastero di tal nome, prima dei Monaci Benedettini, poi dei Cistercensi, di patronato del Re di Sardegna come Duca di Monferrato.
L’Ordine al quale la Bolla fa riferimento è l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, ordine cavalleresco di Casa Savoia. L’Ordine mantiene i possedimenti fino ai primi dell’800 quando giunge in Piemonte la bufera scatenata dalla rivoluzione francese ed i territori passano sotto Napoleone Bonaparte. I possedimenti verranno restituiti all’Ordine dopo il ritorno della Monarchia Sabauda.
Nel Santuario era inoltre presente una statua:
La statua della Madonna che ivi si venera è in legno, tutta d’un pezzo, col manto svolazzante, ed è probabilmente dell’epoca del Grimani. La Madonna sporge il braccio destro, e la mano ha in attitudine di reggere qualcosa.
Una ricerca di circa 15 secondi su Google Immagini mi ha restituito questa foto degli anni ’20 del Santuario:

Il coro con la statua
Il 12 settembre di ogni anno la statua veniva portata in trono nella vicina località di Montarolo, seguita poi dalla benedizione delle terre. Della statua non si hanno notizie certe, l’unica informazione è data da un articolo di giornale del 1981 dove raccontano di come l’opera settecentesca sia stata recuperata da una roggia nelle campagne circostanti.
Altro articolo pubblicato nel 1990 parla del Santuario dandolo come abbandonato da circa 18 anni, dunque dal 1972 circa.
Il 29 gennaio 1997, l’on. Muzio Angelo presenta un’interrogazione parlamentare perché vengano stanziati dei fondi per la salvaguardia di questa struttura. Da quanto si legge nell’interrogazione, è dal 1926 che tutto inizia ad essere lasciato un po’ a se stesso quando il principe di Lucedio Carrega Bertolini muore lasciando le grange di Lucedio e Montarolo ai rispettivi figli. La chiesa di Pietro e Paolo di Montarolo viene sconsacrata nel 1967 dunque sembrerebbe probabile che anche Madonna delle Vigne sia stata sconsacrata in quel periodo, che coincide con quello stimato nell’articolo del 1990.
Gli ultimi lavori al Santuario risalgono a metà degli anni 2000 circa, in cui viene ristrutturato il tetto e sistemato il porticato.
Oggi
Il piccolo Santuario non se la passa malissimo considerando che viene quasi ignorato dagli anni ’70 ormai con l’aggiunta di qualche pezza qua e là per non farlo collassare definitivamente. Ci sono un po’ di calcinacci all’interno ma nulla che provenga dal tetto, sono pezzi dell’altare e dell’area lì vicino dove qualche buontempone ha pensato di scavare pensando di trovare chissà cosa secondo chissà quale storiella spiritata.
Conserva fortunatamente tantissimi dettagli al suo interno, oltre al celebre “spartito del diavolo”, ci sono ancora tutti i capitelli praticamente integri ed anche i colori pastellati sembrano reggere molto bene l’incuria.
Male purtroppo la parte dell’altare/coro; come già accennato prima, quell’area è stata particolarmente presa di mira da tutti i tipi di squilibrati possibili, depredata a tal punto da vedere i mattoni vivi. Dove una volta si ergeva la statua della Madonna, oggi troviamo solo la curiosa scritta Mietta sep 1978.
Inoltre, come si può notare dalla foto, la parte inferiore interna al Santuario è stata chiaramente re-intonacata, prevalentemente per coprire lo schifo (scusate, non sono riuscita a trovare una parola migliore) fatto dai satanisti della domenica nel corso degli anni.
Mi pento di non aver fatto qualche foto più dettagliata del portico, chiaramente rimaneggiato in tempi più che recenti (intonaco e pittura) e dei pluviali in plastica (alla faccia dell’abbandono a fine del ‘700). Quando ci sono stata c’erano altre 6 persone, anche loro lì per fare foto; io tendo a “spazientirmi”, non mi sento a mio agio nello scattare vicino ad altre persone, specialmente in un contesto così piccino, dunque ho cercato di fare in fretta e levarmi di mezzo.
Mi piacerebbe provare a tornarci in inverno, in una giornata molto più grigia e molto più nebbiosa, con una pellicola in bianco e nero. Credo questa zona si presti particolarmente bene a questo tipo di fotografia… ed io ho una pellicola da 12 ASA che mi aspetta nel frigo!
Per chi fosse interessato alla storia più completa e soprattutto referenziata, qui potete trovare una ricerca esaustiva, racchiusa in un comodo PDF.
